Eh, i giovani d’oggi… invece ai miei tempi…”

Lasciamo da parte le chiacchiere da bar e chiediamoci: quanto davvero ne sappiamo sulle nuove generazioni? Spesso segretati in un elenco di lettere (Gen. Y; Gen. Z e, ultima, la Gen. Alpha), i giovani sanno benissimo quali sono i loro problemi e i timori verso il proprio – incerto – futuro sono spesso concreti. In realtà, questo malessere non è neanche poi tanto celato: sono i “grandi” che non riescono a carpirne i segnali. Il fenomeno Neet va in questa direzione, perché è un grido d’allarme forte e chiaro e che nono può trovare dall’altro capo la risposta “… ai miei tempi…”

Ma cosa sono i Neet?

Apriamo la Treccani.

Neet è l’acronimo inglese di Not in Education, Employment or Training, che statisticamente sta ad indicare quella “quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione”. Giovani, cioè, che non studiano, non lavorano e non stanno facendo formazione. Questa definizione ingloba qualsiasi tipo di educazione scolastica o universitaria e qualsiasi processo formativo, compresi i corsi professionali, i tirocini o gli stage, la partecipazione a seminari, i corsi di lingua o informatica… Insomma, i Neet non fanno niente per la propria professione.

Quello che preoccupa di questo malessere è la sua portata, che non può lasciare indifferenti.

Meno Neet in Italia. Ma quanto siamo messi male!

Partiamo da una buona notizia annunciata recentemente dall’Istat. Il numero di Neet in Italia (giovani tra i 15 e i 34 anni) è calato di quasi un milione rispetto al disastroso 2018, con un’incidenza del – 6,6% nel rapporto 2023/2018. Bene, ma…

Il “ma” è che l’Italia resta ancora in fondo in Europa per percentuale di Neet, dietro a Grecia e Romania. Una brutta “medaglia di bronzo al contrario” la nostra, quindi.

Sul versante locale, la Fondazione Openpolis ha elaborato i dati 2021 dell’Istat circa la percentuale di Neet nella fascia 15-29 anni presenti nelle varie province d’Italia.  Le Marche erano largamente sotto la media nazionale, allora al 23,1%. Nello specifico: Pesaro e Urbino, 15,90%; Ancona: 14%; Macerata, 21,50%; Fermo, 13,70%; Ascoli Piceno, 14,30%.

Anche qui, bene… Ma…

Un’analisi de Il Sole 24 Ore ha annunciato che nel rapporto 2020-2021, le Marche sono risultate la seconda regione in Italia in relazione alla tendenza al peggioramento del fenomeno (facciamo meglio solo del Molise).

C’è comunque un altro dato che merita attenzione e che potrebbe rappresentare una prima e significativa risposta al fenomeno. Torniamo, allora, allo studio di Openpolis, che rappresenta come nel 2021 è stata registrata una differenza di 10 punti percentuali tra la media di giovani Neet europei e italiani. Perché?

Il fenomeno Neet arretra quando incontra una formazione di qualità

Il giornalista Maurizio Carucci, sulle pagine dell’Avvenire, ha portato a modello lo studio internazionale Insieme per un futuro sostenibile: giovani e lavoro di Gi Group Holding e Fondazione Gi Group. “I Paesi che investono sulla specificità professionale dei sistemi educativi riescono meglio degli altri a ridurre la distanza scuola-lavoro, contrastare il fenomeno Neet e sostenere l’ingresso e la permanenza dei giovani nel mondo del lavoro – scrive -. È il caso di Germania, Svezia o Paesi Bassi, dove, a livello complessivo, misure chiave risultano la creazione o rafforzamento di un sistema duale, la costruzione di programmi di formazione professionale insieme alle aziende, la differenziazione dell’istruzione superiore attraverso percorsi professionalizzanti e un’attenzione focalizzata ai percorsi di orientamento”.

Investimenti, non solo quindi, “nella quantità di formazione ma anche nel tipo e nella qualità di formazione”.

Un patto… Anti-Neet! Il nostro impegno

Per rispondere a questo fenomeno è stato creato il progetto NEET STOP! Inserito nel più ampio modello operativo G. O. A. L. S., è sostenuto dalla fondazione San Zeno e vede capofila la Cooperativa Sociale Il Faro e Imprendere Srl tra i soggetti in campo.

Si realizzerà nelle province di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno, con l’intento proprio di combattere il disagio giovanile creando anche occasioni di crescita e formazione.

Nello specifico, le attività previste sono:

–          percorsi di orientamento scolastico in entrata e in uscita

–          supporti psicologici individualizzati

–          supporti psico-pedagogici in piccoli gruppi

–          percorsi formativi di orientamento lavorativo

–          corsi di formazione professionalizzanti

–          tirocini.

Con Imprendere ci occupiamo, ormai da oltre 20 anni, dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, cercando di fornire loro quelle skill indispensabili per essere spese in campo professionale – ha spiegato la nostra Responsabile Annalisa Caracini, durante la conferenza stampa di presentazione del progetto -. I percorsi di formazione proposti grazie al progetto sono collegati ai tirocini di inclusione sociale: esiste quindi una concreta continuità tra formazione e mondo lavorativo. Neet Stop rappresenta quel ponte in grado di aumentare l’occupabilità del mondo dei giovani, che è ciò che ci sta più a cuore”.