Qualche tempo fa, abbiamo raccontato più da vicino la didattica del corso per la qualifica di Operatore del tatuaggio e piercing. Oggi vogliamo farlo attraverso le parole di chi sta dall‘altra parte della barricata: un’ex studente. Il suo nome è Stefano Tamburini, allievo del nostro corso nel 2018.

Quando hai deciso che quella del tatuatore sarebbe stata la tua professione?

Passione latente fin dall’infanzia: sin da quando ero piccolo ho sempre amato il disegno ed ero solito ritrarre sempre cose un po’ ribelli e particolari rispetto ai miei coetanei, come teschi, mostri, band musicali rock metal.
Il tatuaggio l’ho sempre visto integrato nel mio mondo partendo dalla musica, osservando i front man delle band che ascoltavo, fino ad arrivare agli incontri di wrestling, in cui vedevo i corpi di questi personaggi, colorati, completamente tatuati.
Così è nata la mia curiosità nei confronti di questo mondo che è andata a consolidarsi crescendo, frequentando poi il liceo in cui ho incontrato le culture punk, hip-hop e underground.
Insieme ad alcuni amici ci siamo poi avvicinati al mondo dei graffiti, del disegno grafico, per poi approdare all’interesse per il tatuaggio tradizionale.
Sin dal terzo anno delle scuole superiori avevo già abbastanza chiaro cosa avrei voluto fare nella vita. Così, un po’ per gioco e speranzoso ho cominciato a disegnare i primi tatuaggi.

Quale percorso hai intrapreso per diventare tatuatore?

Inizialmente non avevo idea di quello che si dovesse fare per diventare un tatuatore professionista; è iniziato tutto con uno stage scolastico di alternanza scuola-lavoro in uno studio di tatuaggi. Studiando grafica pubblicitaria volevo poter approfondire il disegno dal punto di vista del mio interesse, ovvero quello artistico alla base del tatuaggio.
Nella ricerca ho incrociato il Black Crow Tattoo    con cui ancora oggi collaboro.  Lì ho cominciato ad apprezzare la cultura e a capirne di più del mondo del tatuaggio.
Alla fine dello stage, ho continuato a disegnare e mostrare le mie tavole al titolare, Nicola Dessì, facendo sempre tesoro dei suoi consigli. Nel momento in cui è uscita la legge regionale che normava la figura del tatuatore non ho esitato a iscrivermi al “Corso di qualifica per Operatore del tatuaggio e piercing” promosso da Imprendere.
Grazie al corso oggi sono a tutti gli effetti, anche per la legge, un tatuatore.

Quali difficoltà hai incontrato nel tuo percorso formativo?

Mi sento molto fortunato perché lo studio con cui collaboro è sempre stato con me molto disponibile nel passarmi e trasferire le loro nozioni.
Le difficoltà vere e proprie non le ho vissute durante il corso, ma quando sono entrato a pieno regime nella professione. In prima battuta nel rapporto con il cliente da persona timida e riservata quale sono e poi, rendermi conto della responsabilità che ha un tatuatore nel lasciare il proprio segno su una persona per sempre.
Si tratta di un percorso a gradini in cui si raggiunge un obiettivo alla volta: infatti piano piano è emersa anche la difficoltà relativa allo stile, nel raggiungerne uno del tutto personale, che non fosse già visto. Ad oggi forse è la sfida più importante.

Quali vantaggi ti ha portato frequentare il corso di abilitazione alla professione di Imprendere? 

Essendomi già formato all’interno degli anni di scuola prima dell’entrata in vigore del corso, avevo già alcune basi, diciamo. Con il corso ho potuto confermare ed ampliare le mie conoscenze; soprattutto sull’aspetto igienico sanitario, relativamente alle norme e alle precauzioni da utilizzare.
Per questo il corso è davvero utile: ti rende consapevole di ciò che comporta questa professione e che si tratta di una cosa seria, molto seria.
In merito all’aspetto igienico-sanitario mi ha fornito conoscenze che prima non avevo e che mi hanno aiutato a sentirmi completo a livello  professionale.

C’è stato un docente durante il corso che ti ha aiutato nella ricerca del tuo stile e ti ha fatto da mentore?

Durante il corso non ho avuto un vero e proprio docente-mentore specifico che mi abbia aiutato, perché il mio stile lo stavo già portando avanti, però è stato certamente utile, anzi, utilissimo conoscere i vari tatuatori e insegnanti. Mi hanno aiutato a vedere e confrontarmi con altre tecniche di tatuaggio e altri stili.
Stili che mi hanno sicuramente lasciato qualcosa e da cui preso qualche spunto per ciò che riguarda la tecnica.

Al termine del corso, è stato semplice inserirti nel mondo del lavoro?
Nel mio caso in particolare, non è stata una cosa così difficile perché già frequentavo uno studio prima di cominciare il corso.  Ho continuato a collaborare con lo studio dove avevo fatto lo stage sia durante la scuola superiore che durante il percorso di formazione. Più che altro la difficoltà è stata ovviamente mettersi nell’ottica di aprire una partita Iva e iniziare tutto l’iter più burocratico legato alla professione, che per me è la parte più ostica di questo lavoro.
La libera professione e quindi l’impresa. Questo sì. Questo è stato un po’ più faticoso.

Hai trovato corrispondenza con quanto hai imparato durante il corso e ciò che fai tutti i giorni?

Sì, ma frequentando lo studio costantemente durante il corso, l’ho sempre sentito come un percorso abbastanza parallelo, nel senso che imparavo da una parte dall’altra.
Perciò le cose si sono sempre più o meno compensate. Ho trovato sicuramente utile i consigli, le lezioni del corso che poi ho ritrovato all’interno di una mia giornata tipo.

Qual è  stata la più bella che ti ha lasciato quest’esperienza formativa?

Senza dubbio la partita Iva (ride) e lo dico con molto sarcasmo. Scherzi a parte, quello che mi è rimasto sono la conoscenza e la consapevolezza di questo mestiere, ma soprattutto il rapporto e il confronto sia con i miei compagni di corso e gli insegnanti.

Un consiglio per chi volesse seguire le tue orme e diventare tatuatore.

Mi fa paura dare consigli perché sono ancora molto giovane, di solito preferisco ascoltarli,  ma se posso dire nel mio piccolo qualcosa, sicuramente direi che occorre metterci molto impegno ed essere originali. Essere veri e non fermarsi solo all’aspetto superficiale di questo mestiere, ma andare a conoscerne la storia e quello che c’è dietro.
Sostanzialmente suggerirei di non rimanere in superficie, ma scavare sempre più a fondo.