Dieci anni fa l’intelligenza artificiale, creata per proteggerci, lanciò una testata nucleare su Los Angeles. Stiamo lottando per la nostra sopravvivenza.

È il voce off di The Creator, uno dei film più discussi della stagione cinematografica: una pellicola distopica e fuori dagli schemi, che racconta di un futuro prossimo dove si combatte una terribile guerra tra la razza umana e le forze guidate dalle intelligenze artificiali. 

The Creator è solo l’ultimo film che esaspera il nostro rapporto con “le macchine”, perché il mondo dell’arte e della letteratura da decenni indaga sulla conflittualità con le tecnologie. Un tema che viene affrontato da inizio secolo grazie al grande Isaac Asimov, “papà” del genere fantascientifico. 

L’intelligenza artificiale ci affascina ma ci inquieta. Ci diverte quando interroghiamo il nostro assistente personale con le più stravaganti domande (Alexa, mi dici questo; Alexa, mi rispondi a quest’altro); ci mette in soggezione quando la stampa paventa di come molti mestieri rischieranno di scomparire, sostituiti da chatbot di apprendimento automatico.

Tra i due antipodi, c’è una grande verità: non possiamo più vivere senza intelligenza artificiale.

Sono queste le premesse che spingono Luciano Floridi, una delle voci più autorevoli della filosofia contemporanea, a intraprendere nel suo libro Etica dell’intelligenza artificiale un percorso alla scoperta delle tante possibilità che la rivoluzione digitale ha aperto ai nostri occhi.

Tra sviluppi, opportunità, sfide, Floridi cerca di mettere in correlazione l’Etica, intesa come filosofia morale, con la costituzione di un’intelligenza di tipo digitale. A differenza, quindi, di tanti trattati sull’IA più legati alla tecnica e alla tecnologia, Floridi porta il lettore in ragionamenti e interpretazioni di tipo concettuale, offrendo quindi uno spunto del tutto nuovo e diverso dai testi ingegneristici. 

Un’etica per pensare all’intelligenza artificiale: gli spunti di Luciano Floridi

«La nostra è un’epoca di privilegio ma ha un costo: l’incertezza. La lezione del passato ormai non ci basta più».

Luciano Floridi

Nel corso del suo libro, che spicca per la chiarezza e per un’esposizione avvincente, il professor Floridi ci indica una via positiva all’utilizzo dell’IA, partendo dall’assioma che, trovandoci all’inizio di una rivoluzione digitale, ci sono ancora ampi margini per plasmarla verso sbocchi “sani”. L’IA non è qualcosa da temere per forza (The Creator, del resto, è al momento un film di fantascienza) ma è “solamente” l’ultima tecnologia che abbiamo nelle nostre mani. È nostra responsabilità, allora, imparare a gestire questo strumento in modo corretto e “giusto”, creando quello che Floridi definisce “un buon design” della sovrastruttura.   

È però imprescindibile, per Floridi, una formazione attenta della questione, perché di intelligenza artificiale si parla tanto ma la popolazione la conosce davvero poco. Il timore è quello che sia l’umanità ad adattarsi alla tecnologia e non viceversa. La soluzione a tale incertezza risiederà proprio nella capacità degli individui di lavorare con l’intelligenza artificiale, utilizzando dati di qualità, capaci quindi di migliorare la crescente capacità sintetica dello strumento. La vera forza della “macchina” è, del resto, quella di risolvere problemi complessi, semplificandoli. 

In sintesi, Floridi sottolinea proprio la necessità di lavorare muovendo i passi verso un’etica che “responsabilizzi” gli algoritmi e li metta al servizio di una società più sostenibile.